Alla scoperta del collio
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Gorizia

 

In una conca delimitata a nord dai bassi rilievi del Collio e a sud-est dall'altipiano carsico, nel punto in cui la pianura friulana incontra le ultime propaggini delle Alpi Giulie, sorge Gorizia, piccola città di confine ricca di storia e tradizioni.

 

La contea

Il nome di questa città bagnata dall'Isonzo comparve per la prima volta nel 1001 in un diploma con cui l'imperatore Ottone III donava una villa "quae sclavonica lingua vocatur Gorizia" per metà al patriarca di Aquileia e per metà al conte del Friuli; altri documenti relativi ad un Mainardo conte di Gorizia risalgono al 1127, periodo in cui ebbe probabilmente inizio la costruzione del castello, divenuto il simbolo della città. I limiti geografici della contea di Gorizia subirono, nei quattro secoli successivi, frequenti modifiche, e raggiunsero la loro massima espansione a cavallo del XIV secolo, quando i conti di Gorizia annetterono il Tirolo e si assicurarono il controllo della Marca Trevigiana; alla morte di Enrico II, però, forse assassinato nel 1323, ebbe inizio la decadenza della contea di Gorizia, che perse via via importanza stretta com'era dalla Repubblica di Venezia, che aveva sostituito nel dominio i patriarchi di Aquileia, e l'Impero degli Asburgo.

 

L’annessione all’Impero

I conti di Gorizia si estinsero nel 1500, e la contea passò sotto l'Impero Austro-Ungarico. Anche con la dominazione asburgica, tuttavia, Gorizia rimase capoluogo di una contea che si estendeva dall'alta valle dell'Isonzo ad Aquileia, da Cormòns a Duino, includendo la fortezza di Gradisca, edificata dai veneziani già alla fine del 1400 per difendere il territorio dai turchi. Nel corso del XVII secolo la città si avviò ad una fase di sviluppo, che ebbe il suo culmine sotto il governo di Maria Teresa: Gorizia si estese così nella campagna circostante il colle del castello, dove l'antico borgo mantenne solo la funzione di insediamento militare. Sorsero anche numerose chiese su iniziativa di diversi ordini religiosi insediatisi in città, tra cui preminente fu il ruolo della Compagnia di Gesù, che nel 1616 fondò un importante collegio e in seguito costruì la grande chiesa di S. Ignazio con annesso convento. Nel Settecento le riforme di Maria Teresa fecero sì che la città, col venir meno dell'autorità degli Stati Provinciali, fosse sottoposta all'amministrazione di Trieste, che stava acquistando sempre maggior importanza quale porto dell'Impero: questo stesso periodo coincise con un notevole risveglio degli interessi culturali e religiosi, tanto che Gorizia venne posta a capo di una diocesi, staccandosi così dal Patriarcato di Aquileia.

Le conquiste napoleoniche posero fine a questo periodo illuminato, e dopo alterne vicende, Gorizia si ricongiunse definitivamente all'Austria nel 1813: il ritorno del dominio asburgico, però, segnò l'inizio di un periodo oscuro per la città, che si ritrovò assoggettata al governo di Lubiana, e solo nel 1861 si vide nuovamente riconoscere autonomia territoriale all'interno dell'Impero.

 

Dalla Grande Guerra a oggi

I movimenti risorgimentali non coinvolsero Gorizia, anche se alla fine dell'Ottocento iniziò a diffondersi il problema dell'identità nazionale della città: la tragedia della Grande Guerra coinvolse profondamente il capoluogo isontino ed i suoi dintorni, tanto che l'Isonzo costituì una delle linee principali del fronte bellico. Terminata la guerra e annessa all'Italia, Gorizia iniziò una lunga e difficile opera di ricostruzione che riguardò anche il Castello, rimasto gravemente danneggiato.

La seconda guerra mondiale vide Gorizia al centro di contese territoriali, che terminarono solo nel 1947 con la restituzione della città all'Italia dopo l'occupazione jugoslava, e questo comportò, tra l'altro, la perdita di tutto il retroterra settentrionale della città.

 

Borgo castello

Gorizia, proprio per la sua storia ed il ruolo ricoperto nei secoli, è ricca di un patrimonio architettonico ed artistico particolarmente interessante: primo tra tutti, il castello, che sorge sulla sommità del colle che domina la città. L'aspetto attuale è frutto di una paziente opera di ricostruzione avvenuta dopo la Grande Guerra: quella che si impone oggi agli occhi del visitatore, pertanto, non è la sua forma originaria, rimasta ignota, ma rispecchia invece l'evoluzione avvenuta tra il XIII e XVI secolo, periodo in cui, con l'aggiunta progressiva di edifici e strutture difensive, attorno al castello si formò il primo nucleo abitato della città. All'interno del borgo, attuale centro storico, un piccolo gioiello è la chiesetta gotica dedicata a S. Spirito, costruita nel 1398 dalla famiglia Rabatta: di forme semplici ma eleganti, la chiesetta è arricchita lateralmente da tre piccole absidi, di cui due pensili. Tra gli altri edifici sopravvissuti alle imponenti demolizioni degli anni '20, senz'altro degni di rilievo sono la Casa Rassauer del 1575 e, di fronte, la casa di Simone Tasso, eretta nel 1562 attualmente sede del Museo della Grande Guerra, cui si affiancò poi la casa Formentini, i cui locali ospitano ora il Museo Provinciale di Storia dell'Arte.

 

Ai piedi del castello

Il visitatore che scenda dal Castello in città, dopo aver varcato la Porta Leopoldina, costruita nel 1660, si trova ancora immerso nella memoria storica della città ben rappresentata dalla via Rastello, la più antica di Gorizia, e dall'attuale piazza Cavour, sulla quale si affacciano due importanti edifici: la quattrocentesca casa di Simone Volker, ed il palazzo rinascimentale degli Stati Provinciali, ora sede della Questura.

Piazza S. Antonio, che costituisce la naturale prosecuzione di piazza Cavour, è delimitata da un'elegante loggia ed è impreziosita da due delle residenze nobiliari più ricche di storia: palazzo Strassoldo, che ospitò i Borboni di Francia nel loro esilio a Gorizia, e palazzo Lantieri, costruito nel '400, dove sono conservate pregevoli testimonianze pittoriche del XVI secolo.

A poca distanza, sorge il Duomo della città, dedicato ai Santi patroni di Gorizia, Ilario e Taziano: l'edificio, rifacimento di una chiesa preesistente effettuato nella seconda metà del Quattrocento, ospita al suo interno un presbiterio e la cappella gotica di S. Arcazio, ove sono conservati alcuni affreschi del XV secolo. L'attuale configurazione del Duomo risale agli inizi del '700, quando venne completamente ristrutturato e alla navata centrale ne vennero aggiunte altre due, strette e laterali, sormontate da gallerie con archi ribassati.

 

Piazza Vittoria

La stretta via Rastello, delimitata da una serie ininterrotta di vecchie abitazioni che nella parte interna spesso si affacciano su cortili e giardini, si ricollega invece a piazza della Vittoria, dominata dalla mole della chiesa di S. Ignazio, la cui facciata coniuga elementi del barocco romano con altri di sapore transalpino. L'interno è caratterizzato da un'unica navata, sulla quale si aprono tre cappelle per parte: tra gli altari, spicca per la sua eleganza quello maggiore, risalente al 1700, ai cui lati si stagliano le statue di marmo bianco dedicate ai santi della Compagnia di Gesù.

 

Via Ascoli e via Carducci

Anche la presenza ebraica trova testimonianza a Gorizia nell'attuale via Ascoli, che si apre subito dopo la chiesa di S. Giovanni Battista, e che deve il suo nome all'illustre glottologo Graziadio Isaia Ascoli (1829 - 1907), che vi dimorò. Sede dell'antico ghetto ebraico, vi si trova la sinagoga, recentemente ristrutturata, che ospita un ricco altare barocco cinto da un'elaborata cancellata di ferro battuto e dorato.

Lasciandosi invece piazza Vittoria alle spalle, e proseguendo verso settentrione lungo la via Carducci, si giunge al più maestoso monumento del Settecento goriziano, palazzo Attems-Petzenstein; residenza di una delle figure di maggior spicco della sua epoca, Sigismondo Attems, il quale ne commissionò il progetto a Nicolò Pacassi, artista di origine goriziana divenuto "Primo Architetto di Corte" a Vienna. L'edificio è caratterizzato dal coronamento a balaustre e statue, e dalle scanalature orizzontali dei corpi laterali, tipiche dell'architettura austriaca del tempo. Destinato a sede di museo sin dai primi anni del '900, palazzo Attems ospita attualmente la Pinacoteca Provinciale: formata attraverso lasciti e acquisti già all'inizio del secolo ed incrementata con regolarità nei decenni successivi, comprende ora opere di importanti autori della storia dell'arte italiana, quali Marco Ricci, Antonio Guardi per il Settecento, Italico Brass, Luigi Spazzapan e Antonio Zoran Music, tra i contemporanei. Notevoli sono anche le raccolte storico-artistiche conservate a Palazzo Attems, tra le quali va senz'altro ricordata una pregevole collezione di disegni e stampe di circa cinquemila pezzi, tra cui opere di Dürer, Barocci, Tiepolo, Piranesi e Ingres.

Tra gli altri edifici degni di rilievo, una visita merita senz'altro Palazzo Coronini, situato sul viale XX Settembre, circondato com'è da un ampio parco di eccezionale bellezza anche per la varietà delle specie vegetali; la villa, costruita nel 1797, ospita al suo interno numerose opere d'arte, oltre a preziosi quadri, volumi, stampe ed arredi. Divenuta recentemente proprietà del Comune di Gorizia, è attualmente sede di una fondazione e la sua visione è aperta al pubblico.

Gorizia è sede di alcuni importanti appuntamenti culturali di carattere internazionale, che ben rappresentano il ruolo di "ponte" con l'Est e di appartenenza alle regioni dell'Alpe Adria che la città isontina ha svolto e continua a svolgere: tra esse, meritano particolare attenzione il "Festival del Folklore", che richiama gruppi da tutto il mondo, il "Concorso Internazionale di Cori" dedicato a Seghizzi, ed il "Concorso Internazionale Rodolfo Lipizer", che ogni anno premia i migliori giovani violinisti.

 

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